Si chiama Morus Morar ed è un vino denso di sapori, colori, significati, relazioni. Nasce da una vigna di 3000 mq che si trova a Moraro, in provincia di Gorizia. A lavorare ogni giorno, in quel vigneto, ci sono i ragazzi e le ragazze presi in carico dalla Cooperativa sociale Contea - socia del Consorzio Il Mosaico che fa parte della nostra Rete - orientata nelle attività di inserimento lavorativo a favore di persone svantaggiate.
«Ci occupiamo di manutenzione di aree verdi, giardini e parchi, abbiamo un settore dedicato alle pulizie e un altro all’organizzazione di eventi», spiega Paolo Dal Negro, presidente della Cooperativa sociale Contea. Il progetto che raccontiamo oggi, però, è molto, molto di più. «È un progetto di agricoltura sociale nato dall’incontro tra la nostra Cooperativa, il Comune di Moraro e una prestigiosa azienda vitivinicola che ci ha supportato dal punto di vista tecnico», racconta Dal Negro, che aggiunge: «il Comune aveva questo vigneto che non riusciva più a seguire e ci ha chiesto di strutturare un progetto per ripristinarlo».
Così, nel 2006, sono iniziati i lavori di ripristino del vigneto e nel 2011 sono arrivate le prime produzioni. «Il sindaco del Comune era anche un esperto enologo – sottolinea Paolo Dal Negro - e ci ha guidato non solo nella gestione della vigna e nei corsi di formazione per i ragazzi, ma anche e soprattutto nella creazione di un progetto di valenza sociale che puntasse anche a ottenere un prodotto di alta qualità». L’obiettivo, quindi, era legare l’aspetto sociale, quello che attraverso il lavoro restituisce dignità alle persone inserite nella filiera di produzione, con un prodotto d’eccellenza che, effettivamente, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, arrivando persino in Giappone.
Segno distintivo, oltre al gusto, l’etichetta realizzata attraverso un concorso d’arte, che raffigura un gelso. Simbolo del Comune di Moraro che lega le origini linguistiche del territorio – latino e friulano – e dell’incontro tra gli attori che hanno reso possibile questo progetto, che impatta in tanti modi la comunità e il territorio. «Innanzitutto ha un impatto diretto sulla possibilità che diamo a queste persone di avere un’occupazione, e quindi dignità, e di costruirsi una vita trovando un senso a quello che fanno e un riconoscimento delle capacità che acquisiscono. Ma c’è anche la volontà di diffondere questo percorso come buona prassi per dare una mano a chi ha bisogno». Con i ricavi della vendita del vino, infatti, Contea riesce a sostenere questi percorsi dal punto di vista economico, dando il buon esempio ad altri attori e realtà che intendono sposare questa filosofia.
Oltre il vino, oltre il progetto, c’è un futuro per queste persone? «Tutti partecipano attivamente alle attività della nostra Cooperativa. Lavorano nel vigneto e partecipano alle altre attività che portiamo avanti. Alcuni hanno contratti di assunzione anche a tempo indeterminato».